La pesca del tonno lungo le coste trapanesi ha origini antiche. Lo testimoniano i graffiti, risalenti a 4500 anni fa, rinvenuti nella grotta preistorica del Genovese, a Levanzo. Praticata ancora con il sistema della tonnara, la cattura di questa specie pelagica, che sfrutta i flussi migratori nel periodo della riproduzione, fu introdotta con molta probabilità dai fenici e perfezionata dagli arabi. E attorno a questo pesce si è sviluppata nel tempo un'autentica cultura gastronomica.
ricette di pantelleria.
Pantelleria è l’isola dei Passito e dei Capperi e le loro possibilità di uso in cucina sono tantissime!
!!! BUON APPETITO !!!
BACI PANTESCHI Ingredienti per circa 30 coppie di baci
150gr. Farina 00 - 1 Uovo - 2 dl latte - 1kg ricotta - 200gr zucchero - 100gr zucchero a velo - 50gr Scaglie di cioccolato fondente - 1l olio Montare l’uovo, unirlo al latte e incorporarvi poco per volta la farina, amalgamando bene il tutto. Porre sul fuoco una casseruola bassa e far scaldare bene l’olio, immergere l’apposita formella per i baci per scaldarla e passarla subito nella pastella, avendo cura che resti fuori l’estremo superiore e rituffarlo nell’olio, tenendolo immerso finché il composto non si sarà rappreso dorandosi.
Quando la cialda si stacca capovolgerla così da farla colorire uniformemente da entrambi i lati e porla su carta assorbente. Preparare la ricotta con lo zucchero e le scaglie di cioccolato, farcire le cialde a due a due, poco prima di servire spolverizzate di zucchero a velo.
ÇIAKI ÇIUKA Ingredienti per 4 persone:
1 grossa melanzana viola - 1 zucchina media - 1 peperone - 2/3 patate - Un ciuffo di basilico - 3 pomodori spellati - 4 spicchi d’aglio - Olio extra vergine d’oliva - Sale q.b. Facoltativo: ½ cipolla
Mondare gli ortaggi, tagliarli a cubetti e porli in un largo tegame con l’olio, l’aglio a fette, la cipolla tritata e il basilico. Far cuocere semicoperto su fiamma moderata per circa 20 minuti mescolando di tanto in tanto delicatamente e aggiungendo se necessario qualche cucchiaiata di acqua.
CUCURUMMA’ Ingredienti per 4 persone:
500gr circa di piselli freschi sgranati (in alcune variantii piselli possono essere sostituiti o in parte integrati dalla medesima quantità di patate o zucchine) - una cipolla - 5 pomodorini - un ciuffetto di basilico - 4 uova - 2 cucchiai di olio extra vergine d oliva - Sale e peperoncino q.b. In una casseruola far rosolare la cipolla tritata nell’olio, aggiungere i pomodorini tagliati e dopo qualche minuto versare un litro abbondante di acqua, aggiungendovi i piselli o/e patate e/o zucchine a pezzetti. Dopo circa 10 minuti aggiungere le uova sgusciate e lasciar cuocere per altri 8 minuti circa, aggiungendo se necessario, dell’altra acqua.
Aggiustare di sale e peperoncino a proprio piacimento e servire.
CUSCUS PANTESCO Per preparare il cuscus si usano appositi utensili: la “limmìa”, un recipiente a pareti svasate in metallo smaltato in cui viene legata la semola e la “cuscusera”, uno speciale tegame di coccio con i buchi (sostituibile con un colapasta dello stesso diametro della pentola in cui andrà montato).
Ingredienti per 6 persone:
500gr. di semola di grano duro a grana grossa - 1 Kg di pesce misto per zuppa (scorfano, cipolla, cernia, serranidi…) - 250gr piselli - 1 melanzana - 2 zucchine verdi - 1 peperone - 2 patate - 3 cipolle - 5 spicchi d’aglio - 400gr di pomodori - qualche foglia di alloro - un mazzetto di basilico - un mazzetto di prezzemolo - Olio extra vergine d’oliva - Farina - Sale, pepe epeperoncino Versare la semola a pioggia, poco alla volta, e inumidirla con piccole quantità di acqua leggermente salata, con un continuo e delicato movimento rotatorio della mano, all’interno dell’apposito recipiente in metallo smaltato. Quando la semola appare opportunamente inumidita (evitando che si impasti per un eccesso di acqua o per una lavorazione poco uniforme)ripetere lo stesso procedimento irrorando con l’olio. Questo procedimento è quello che localmente viene detto “ncucciare u cuscusu”. A questo punto trasferire delicatamente la semola lavorata nella cuscusiera.
Porre il recipiente sopra una pentola riempita d’acqua fino a metà con qualche torsolo di peperone e sigillare la loro linea di congiunzione con un impasto molle di acqua e farina (cuddura) in modo da impedire la dispersione del vapore. Cuocere per 1 ora e un quarto.
Nel frattempo preparare la zuppa, soffriggendo in un largo tegame le tre cipolle tritate con 5 spicchi d’aglio interi, aggiungere il pomodoro precedentemente spellato, l’alloro e il peperone tagliato a falde e lasciar cuocere per un paio di minuti; versare due litri di acqua calda, una presa di sale, il peperoncino e portare ad ebollizione.
Unire i piselli e quindi il pesce precedentemente fritto e far cuocere per 20 minuti circa aromatizzando quasi a cottura ultimata con il prezzemolo e il basilico.
Intanto trascorso il tempo di cottura della semola si trasferisce il cuscus in un recipiente, evitando di scollare la cuscusiera dalla pentola, ed irrorandolo con parte del brodo della zuppa filtrato. Riporre nuovamente il cuscus nella cuscusiera e riprendere la cottura per un’altra ora circa. Mondare la melanzana, le patate e le zucchine e tagliati a fette o cubetti si fanno rosolare separatamente in padella con l’olio.
Quando il cuscus sarà cotto trasferirlo in un recipiente grande, irrorarlo con altro brodo caldo e lasciar riposare coperto per un’ora. Presentare il cuscus con il pesce a tranci o adeguatamente sfilettato e contornato dagli ortaggi fritti. A parte servire il rimanente brodo, insaporito con un pesto di aglio, basilico e peperoncino, così che ciascun commensale possa aggiungerne a proprio piacimento.
INSALATA PANTESCA Ingredienti per 4 persone:
8 pomodori - 1 grossa cipolla rossa - 5 patate - 10 olive nere - 3 mendole essiccate (Pisci sciuttu) - 10gr di capperi sotto sale - ½ bicchiere di aceto - Un pizzico di origano - Un ciuffetto di basilico - 5 cucchiai di olio extra vergine d’oliva Far bollire le patate, spellarle e tagliarle a pezzi. Mettere a bagno nell’aceto la cipolla affettata per almeno 20 minuti. Arrostire sul fuoco le mendole, spellarle e spezzettarle. Lavare ed affettare i pomodori ed aggiungervi i capperi dissalati, le olive private del nocciolo, il pesce precedentemente arrostito, le foglie di basilico, l’origano, la cipolla sgocciolata, le patate, l’olio ed il sale.
Mescolare il tutto e lasciare insaporire per qualche minuto prima di servire.
PASTICCIOTTI Ingredienti per 30 – 40 pasticciotti
Impasto:
1Kg Farina 00 - 7 Uova - 400 gr. zucchero - 400 gr. strutto - 15gr. cremor di tartaro (bitartrato di potassio) e 10 gr.bicarbonato di sodio - 2 bustine di vaniglia - Scorza di un limone grattugiato Ripieno:
350 gr.marmellata d’uva - scorza di mandarino finemente tritata Glassa per decorazione (Marmorata):
un albume d’uovo - 200 gr. Zucchero a velo - un cucchiaino scarso di succo di limone Incorporare alla farina tutti gli ingredienti per l’impasto, lavorare grossolanamente in modo da ottenere un impasto morbido.
Foderare con un dischetto di pasta gli stampini per cartellette, riempire la cavità con poca confettura mischiata alla scorza di agrume e chiudere con un altro tondino di pasta. Infornare a 180° per 15 minuti circa. Preparare la glassa lavorando gli ingredienti a freddo e versare sopra i pasticciotti appena sfornati in modo da creare una decorazione filiforme.
PURPU TUTTU RINTA Ingredienti per 4 persone:
800gr polpo fresco - 1 cipolla - 8 pomodorini - Un ciuffetto di basilico - 4 cucchi di Olio extra vergine d’oliva - Sale e peperoncino q.b. Battere il polpo, pulirlo e tagliarlo a pezzetti e metterlo in una casseruola con l’olio, la cipolla affettata, il pomodoro spezzettato e il basilico. Coprire e lasciar cuocere a fuoco moderato per 20/25 minuti.
A cottura quasi ultimata aggiustare di sale e peperoncino a proprio piacimento.
RAVIOLI RICOTTA E MENTA AMARI Ingredienti per 6 persone
500gr farina di grano duro - 1-2 uova - 500 gr. ricotta un ciuffetto di basilico - 1 uovo - un ciuffo di menta fresca tritata - 250 gr. formaggio locale stagionato grattugiato - Sale e pepe q.b. Disporre la farina a fontana e sgusciare al centro 2 uova, aggiungendo circa mezzo bicchiere di acquae lavorare fino ad ottenere una pasta soda ed elastica. Passare al setaccio la ricotta ed incorporarvi un uovo battuto, la menta tritata, una presa di sale e pepe appena macinato.
Stendere la pasta in sfoglie sottili e dividere in quadrati di 10 cm di lato, distribuirvi sopra un cucchiaino abbondante di ricotta, ripiegare la sfoglia su se stessa e ritagliare a semicerchio con un tagliapasta, sigillando bene i bordi. Lessare i ravioli in acqua salata, scolarli e spolverizzare con abbondante formaggio locale stagionato.
A piacere si possono condire con sugo di pomodoro semplice.
RAVIOLI DOLCI Ingredienti per circa 50 ravioli
1kg. Farina 00 - 150gr srutto - 100gr zucchero - 2 tuorli d’uovo - Una tazzina di caffé o di passito pantesco - 1kg ricotta - 600gr zucchero - 10gr di cannella in polvere - 50gr Scaglie di cioccolato fondente - Una bustina di vaniglia - 1l olio Impastare la farina con i tuorli, il caffé o il passito,lo strutto e 100gr di zucchero.
Passare al setaccio la ricotta ed incorporarvi 400gr di zucchero, la vaniglia e le scaglie di cioccolato. Stendere la pasta in sfoglie sottili e dividere in quadrati di 8 cm di lato, distribuirvi sopra un cucchiaino di ricotta, ripiegare su se stessa e ritagliare a semicerchio con un tagliapasta, sigillando bene i bordi.
Friggere i ravioli in olio bollente fino a che diventino di colore oro scuro, distribuirli in un vassoio e cospargere con 100gr di zucchero semolato misto alla cannella.
il Passito di Pantelleria
Il Passito di Pantelleria: una vera esaltazione per i sensi
Ricco, sfaccettato e complesso: il Passito di Pantelleria ricalca l’essenza dell’isola che lo ha creato.
E’ una terra circondata dal mare ma da sempre affascinata più dalla superficie bruna che dalle profondità blu: qui il vento, il suolo vulcanico e il clima mediterraneo fanno si che, dentro un bicchiere, l’olfatto, il gusto e la vista trovino magicamente il proprio appagamento.
Il piacere di sorseggiarlo è prima di tutto il piacere di sentirlo, di perdersi in quell’armonia dei sensi che uomo e natura hanno sapientemente generato.
Il Passito di Pantelleria è capace di incantarvi già allo sguardo per quelle sfumature tendenti all’ambra e all’oro antico, prima ancora di conquistarvi definitivamente con il dolce profumo che ricorda la frutta matura e le fragranze di fine estate.
Al gusto è caldo, dolce, vellutato ma persistente.
Semplice e naturale – Il Passito nasce dal Moscato d’Alessandria, uva a bacca bianca conosciuta più comunemente con il nome di Zibibbo. Coltivato ad alberello basso, sotto il sole ardente dell’estate mediterranea, deve la sua tipicità all’appassimento a cui sono sottoposte le uve.
Questo può essere ottenuto tramite una vendemmia tardiva, che avviene quando la maturazione è già in uno stadio molto avanzato o, in alternativa, attraverso unappassimento dei grappoli dopo la raccolta per una durata di circa 15 o 20 giorni.
Il segreto del Passito è tutto qui: nient’altro viene aggiunto e nient’altro serve a renderlo speciale perché esso lo diviene naturalmente.
Un vero DOC – Il Passito di Pantelleria ha ottenuto la denominazione Doc fin dal 1971.
Il disciplinare, la cui ultima modifica risale al 2000, stabilisce che il “Passito di Pantelleria” può essere prodotto con uve Zibibbo nella sola isola di Pantelleria: solo qui le uve possono essere coltivate e solo qui devono essere lavorate per produrre il DOC.
Per proteggere e valorizzare questo tesoro prezioso è stato appositamente istituito un consorzio.
Come gustarlo – Essendo un vino da dessert, il Passito di Pantelleria trova il suo abbinamento perfetto con i prodotti tipici della pasticceria siciliana, soprattutto dolci di mandorla e cassata. Ottimo anche con i formaggi erborinati.
Servitelo in calici a tulipano, ad una temperatura di circa 10° - 12°.
Il Moscato – Il Passito di Pantelleria va distinto dal Moscato. Altro Doc vanto dell’isola, anche il Moscato nasce da uve Zibibbo ma non subisce l’appassimento tipico del Passito. Dolce e delicato, si abbina splendidamente con dolci secchi e da forno. Servitelo in coppe, preferibilmente ad una temperatura di circa 8°- 10°
Il Passito di Pantelleria
“Sudano” al torrido sole pantesco, percorsi dal vento secco gli acini di zibibbo, concentrando colori e profumi che regaleranno al passito di pantelleria una prorompente sensualità. Sintesi perfetta del territorio in cui nasce, questo straordinario nettare ha i toni del giallo oro antico con eleganti nuance ambrate. I sentori, che si aprono con ampiezza e intensità, sono di frutta candita, confettura di albicocche, fichi secchi, miele, cannella e zagara e anticipano le emozioni dell'assaggio. Una complessità di sensazioni supportate da una generosa dolcezza e un raffinato equilibrio.
Nell'isola di Pantelleria, estremo avamposto nel cuore del Mediterraneo, il vitigno fu introdotto dagli arabi per produrre uva passa e occupa gran parte della superficie coltivabile. Attorno, la natura selvaggia del vulcano, macchiata dalle cupole bianche dei dammusi e dai cespugli di capperi.
L'allevamento della vite di zibibbo avviene, senza sostegno, in piccole conche scavate nel terreno, dove i grappoli crescono riparati dal fogliame, che crea un minuscolo microclima.
Dopo l'appassimento, gli acini vengono aggiunti al mosto di uve fresche in fermentazione. Mediante particolari tecniche di vinificazione e affinamento in acciaio e in bottiglia, si ottiene, infine, un eccellente vino da meditazione perfetto in abbinamento con cioccolato, ricotta, dolci di mandorla e formaggi erborinati
marsala doc
Tutelato dalla Denominazione di Origine Controllata, questo storico vino è oggi sottoposto ad un rigido disciplinare che ne limita la zona di produzione alla sola provincia di Trapani, con esclusione dei comuni di Alcamo, Pantelleria e Favignana. Le uve consentite sono: Grillo, Inzolia, Catarratto, Damaschino, Pignatello, Calabrese e Nerello. Piuttosto articolata è la classificazione nelle varie tipologie. Il colore può essere oro, ambra, rubino. Secondo la durata dell'invecchiamento si distingue in: Fine (minimo 1 anno), Superiore ( 2 anni), Superiore riserva ( 4 anni), Vergine o Soleras ( 5 anni), Vergine stravecchio (10 anni). In base al contenuto zuccherino: secco, semisecco, dolce o Garibaldi.
il marsala doc
Il Marsala è un nettare che seduce per la sua avvolgente ed elegante dolcezza sublimata dall'intensità del suo corredo aromatico. Frutta secca, vaniglia, cioccolato e miele sono solo alcune sfumature odorose che compongono il suo complesso bouquet che ha conquistato personaggi come Nelson, Cavour, Mazzini e Garibaldi.
olio di trapani doc
Il colore è verde con riflessi dorati; il fruttato è intenso con toni erbacei e vegetali, soprattutto di carciofo e pomodoro, e sentori di mandorla. Il gusto è sapido, ben equilibrato, lievemente piccante, con buona persistenza aromatica.
olio di trapani
Un valore aggiunto ai sapori tipici del territorio trapanese è l'olio extravergine d'oliva. Il suo punto di forza è il patrimonio di pregiate cultivar di olive che, in questa parte della Sicilia, hanno trovato le condizioni pedo-climatiche ideali per la produzione di un nettare di eccellente qualità.
Iscriviti a citta' di marsala citta' unica al mondo.
Il primo atto normativo della storia del Marsala risale al 15 ottobre 1931 quando un decreto ministeriale firmato da Acerbo, ministro per l'agricoltura e le foreste, e da Bottai, ministro per le corporazioni, accoglieva le richieste di 31 produttori locali che pochi mesi prima si erano riuniti in un Consorzio per la tutela del vino Marsala.
Il decreto sulla “ Delimitazione del territorio di produzione del vino tipico Marsala ” stabiliva quali dovevano essere le zone di produzione del Marsala limitandole alla provincia di Trapani, escluse le isole, alla parte occidentale della provincia di Palermo e alla parte a nord-ovest della provincia di Agrigento.
Nel 1949 l 'Assemblea Regionale Siciliana propose al Parlamento un disegno di legge che focalizzava la sua attenzione sulle “ Norme relative al territorio di produzione e alle caratteristiche dei vini tipici denominati Marsala ”.
La proposta venne approvata e la legge n.1069 del 4 novembre 1950, mentre lasciava inalterati i limiti territoriali, stabiliva che i livelli minimi di gradazione non dovessero essere inferiori al 17% di alcool per distillazione e il contenuto zuccherino non inferiore al 5%.
Poteva essere indicato come Marsala solo quel vino che rispondeva a specifiche caratteristiche di colore, sapore e invecchiamento e che fosse ottenuto mediante l'uso di uve bianche pregiate prodotte nella zona ( Catarratto, Grillo, Inzolia ) con l'aggiunta di mosto cotto, sifone o alcool.
In più, si autorizzava la produzione dei Marsala speciali: Marsala uovo, Marsala crema, Marsala mandorla, Marsala nocciola.
Il 20 ottobre 1961 venne approvato il decreto n.1644 di approvazione del regolamento per l'esecuzione della legge del 1950.
Il 2 aprile 1969 veniva emanato il decreto contenente il “ Riconoscimento della denominazione di origine controllata del vino Marsala ” insieme al relativo Disciplinare di produzione.
In questo modo, venivano precisate le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti. La resa dell'uva era fissata ad un limite massimo di 100 quintali per ettaro di vigneto specializzato. Le uve destinate alla vinificazione dovevano inoltre assicurare al mosto e al vino una gradazione alcolica naturale minima di 12 °.
La legge n.851 del 28 novembre 1984 , insieme al disciplinare di produzione dell' 11 novembre 1986, rappresenta un ulteriore passo avanti a difesa delle peculiarità e del valore del Marsala.
La “ Nuova disciplina del vino Marsala ”, da un lato, procede ad un svecchiamento dello stesso per adattarlo all'evoluzione dei gusti e, contemporaneamente, si preoccupa del recupero delle tradizioni che gli sono proprie e che lo rendono unico:
• Il punto focale concerne un'ulteriore riduzione del territorio adibito alla produzione e all'imbottigliamento del Marsala che viene ridotto alla sola provincia di Trapani, con esclusione del comune di Alcamo e delle isole di Pantelleria e Favignana.
• Da questo momento in poi non potranno più essere prodotti i vari Marsala speciali , ad eccezione del Marsala all'uovo che continuerà ad esistere sotto il nome di Cremovo. Quest'ultimo dovrà comunque contenere vino Marsala per una percentuale non inferiore all'80% e sarà sottoposto ad un invecchiamento minimo di 4 mesi.
• Nuove regole per il Marsala fine : avrà bisogno di un invecchiamento minimo di un anno e, per le varietà oro e rubino, è introdotto il divieto di usare il mosto cotto. Un più largo uso del sifone dona al Marsala un gusto più leggero e più giovane.
La Città di Marsala - cenni e storia
Con i suoi 25.000 ettari di territorio ed una popolazione di 80.000 abitanti, la città di Marsala sorge su un ameno promontorio a ridosso del mare. Il centro storico era anticamente racchiuso entro una cinta muraria di forma pressoché quadrata e l'ingresso alla città era possibile attraverso le imponenti porte che si aprivano sui quattro lati.
Delle quattro originarie, oggi è possibile ammirarne solo due: Porta Garibaldi, sulla quale un'iscrizione in latino affida a Dio chi entra e chi esce dalla città, e Porta Nuova.
Per la limpidezza delle sue acque, ha ottenuto più volte la Bandiera Blu dell'Unione Europea.
La storia di Masala – Risulta impossibile affermare con esattezza il momento in cui i primi abitanti si stabilirono nel territorio di Marsala. Le tracce più antiche risalgono al Paleolitico Inferiore ma resti di antichi insediamenti vengono continuamente portati alla luce ancora oggi.
L'unica cosa certa è che la prima area a svilupparsi in senso urbano fu l'isola di Mozia , grazie ai Cartaginesi che ne fecero un'importante scalo commerciale per i loro traffici nel Mediterraneo.
Nel 397 a .C., Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, nel tentativo di diventare unico signore della Sicilia, ridusse Mozia ad un cumulo di macerie.
Gli abitanti si rifugiarono allora nel promontorio antistante dove sorse la città di Lilibeo, così chiamata per la sua posizione geografica: rivolta verso la Libia , per i Fenici “Lelub”.
Mozia - scavi e museo foto archivio APT Trapani Durante le guerre puniche , che Romani e Cartaginesi combatterono in queste acque, Lilibeo mantenne un ruolo di primo piano: la sua posizione strategica sul mare e la difficoltà dei suoi fondali rendevano la città inespugnabile per chi non ne avesse una conoscenza approfondita. Era il quattordicesimo anno della 1° guerra punica ( 250 a .C. ) quando l'esercito romano giunse a Lilybeo con 200 navi per porvi l'assedio e ne passarono altri 10 prima che riuscisse ad averla vinta. Sulla scia dei Cartaginesi, i Romani continuarono a sfruttare la città come base navale.
Durante questo periodo, venne inviato come questore a Lilibeo Marco Tullio Cicerone che la definì “ splendidissima civitas”.
Ricoperta di onori ma sempre al centro delle guerre espansionistiche di Roma, decadde insieme all'impero, fu devastata dai vandali ( sec. VI ) e rifiorì a nuovo splendore sotto la dominazione degli Arabi che ne cambiarono il nome in Marsa Ali ( porto di Ali ). La città si arricchì allora di raffinati palazzi e moschee, purtroppo andati completamente distrutti. La grandezza storico-artistica di Marsala risiede proprio nel fatto che le sue terre furono attraversate da diverse popolazioni e culture, ognuna delle quali ha lasciato i suoi segni nell'arte e nelle tradizioni locali.
Se niente è rimasto dell'architettura di quel periodo, è anche vero che le tracce della dominazione araba si ritrovano in alcuni piatti tipici, come il cous cous, la cubbaita e gli sfinci, nella toponomastica e in numerose parole dialettali.
Fu poi la volta di Normanni, Svevi, Angioini. Nel 1282, anno dei Vespri Siciliani, la popolazione si ribellò al duro governo dei francesi e passò sotto le mani degli Aragonesi. La dominazione spagnola rappresenta il periodo più difficile della storia della città, lasciata ad una lenta decadenza, dilaniata dai banditi e dalle incursioni dei pirati. Alla seconda metà del '500 risale la costruzione del quartiere militare, in Via Garibaldi, oggi sede di alcuni uffici comunali.
E' anche vero però che, nel 1500, Marsala appariva come un centro dotato di una fiorente attività economica fondata sulla cerealicoltura, l'allevamento e la produzione del sale per il quale furono costruiti gli impianti tutt'ora funzionanti nella zona dello Stagnone.
Il vino rimase invece un'attività riservata al fabbisogno locale fino al 1700, quando i mercanti inglesi lo resero famoso in tutto il mondo.
L'11 maggio 1860 Marsala entra ufficialmente nella storia dell'unificazione d'Italia.
Garibaldi sbarca nel porto di Marsala con i suoi Mille e, insieme ai “picciotti” siciliani che si uniscono alla spedizione, libera l'Italia meridionale dall'opprimente regno borbonico per consegnarla poi a Vittorio Emanuele. Ogni anno a Marsala, l'11 maggio, le manifestazioni cittadine ricordano quest'importante pagina di storia.
Molto tempo dopo, nel 1943, sempre l'11 maggio, Marsala subì le conseguenze della seconda guerra mondiale: gli alleati bombardarono la città, con gravissimi danni e centinaia di morti che gli valsero la Medaglia d'Oro al Valor Civile.
ricette siciliane.
Ricetta al Marsala - primi piatti, secondi, dolci La gastronomia siciliana è riuscita a mantenere, con poche piccole variazioni, una cucina fatta di ingredienti e processi semplici, come insegnato dalla vecchia civiltà contadina.
Ingrediente fondamentale per molti piatti è ovviamente il pesce .
Tipico della zona è il cous cuos, un piatto di origine araba, a base di semola e zuppa di pesce, che richiede una lunga e sapiente lavorazione.
I dolci sono generalmente a base di ricotta o di pasta di mandorla. Con quest'ultima si preparano la Frutta Martorana, tradizionalmente consumata durante i giorni della Commemorzione dei Defunti, e l'agnellino pasquale.
Per il giorno di S. Giuseppe, 19 marzo, è usanza mangiare l'omonimo sfingione, ripieno di ricotta e scaglie cioccolato.
Per il giorno di S. Lucia si prepara invece la “cuccia” grano condito tradizionalmente con il vino cotto o, come variante, con la crema di latte.
Particolarmente apprezzate nella zona sono le panelle, sfoglie ottenute da farina di ceci, molto consumate sia come antipasto che insieme al pane.
Di seguito alcune ricette selezionate per voi.
PASTA CON LE SARDE INGREDIENTI 1 kg di bucatini 1 kg di sarde fresche 500 gr. di finocchietto di montagna 5/6 filetti d'acciuga 50 gr. di mandorle abbrustolite e tritate 35 gr. di uvetta 35 gr. di pinoli 1 cipolla media Un pizzico di zafferano farina Sale e pepe q.b. Pulire il finocchietto e lessarlo in acqua salata. Scolarlo e conservare l'acqua della cottura per cuocervi poi i bucatini. In un tegame, far soffriggere la cipolla tritata con le acciughe fino a che non si sciolgono. Aggiungere uvetta, pinoli, i finocchietti tritati, metà delle sarde, un pizzico di zafferano e un po' di pepe nero.
Cuocere a fuoco lento, mescolando di tanto in tanto fino ad ottenere una salsa omogenea. Lessare i bucatini nell'acqua del finocchietto, aggiungendo nell'acqua anche un pizzico di zafferano. Scolarli e amalgamarli con la maggior parte della salsa. Versare il tutto in una teglia unta e cosparsa di pan grattato.
Scaldare la salsa rimasta e aggiungervi l'altra metà delle sarde con un po' d'olio d'oliva. Ricoprire con questa la pasta. Spolverare con le mandorle e cuocere in forno per 10 minuti circa.
Busiate al tonno fresco INGREDIENTI per 4 persone: 300 gr. di busiate 500 gr. di tonno fresco di pesca 1 cipolla ½ bicchiere di olio extra vergine di oliva un po' di sugo di pomodoro 1 bicchiere di Marsala noce moscata un mazzetto di prezzemolo sale e pepe q.b. In un tegame, soffriggere la cipolla tritata e unire la polpa del tonno precedentemente lessato. Aggiungere la salsa di pomodoro, il Marsala, la noce moscata e far cuocere per qualche minuto.
Coucere la pasta e condire.
Decorare il piatto con una spolverata di prezzemolo.
Scaloppine al marsala INGREDIENTI per 4 persone: 4 fettine di fesa di vitello ½ bicchiere di Marsala 3 cucchiai di brodo 50 gr. di burro farina sale e pepe q.b. Impanare le fettine di vitello con la farina. Cuocere in padella con il burro e il Marsala.
Insaporire con sale e pepe secondo i gusti.
Caponata di melanzane INGREDIENTI per 4 persone: 4 melanzane tagliate a dadini 1 cipolla sedano tritato olive capperi ½ bicchiere d'aceto 500 gr. di sugo di pomodoro 1 cucchiaio di zucchero sale, basilico e aglio q.b. Olio extra vergine d'oliva In un tegame friggere le melanzane e in un altro soffriggere la cipolla finemente tagliata con il sedano, i capperi, le olive, l'aglio, il basilico e il sale.
Dopo qualche minuto aggiungere il pomodoro, l'aceto, lo zucchero e le melanzane.
Far cuocere ancora avendo cura che sia tutto ben amalgamato.
Va servita fredda come antipasto, contorno o piatto unico.
Arancine INGREDIENTI per 4 persone: 1 kg di riso 1 l di latte 1 l di acqua 2 uova 50 gr. di pecorino 100 gr. di parmigiano 100 gr. di burro Per il ripieno
1 kg di carne tritata piselli salsa di pomodoro 1 cipolla mozzarella sale e olio Far bollire il riso fino ad asciugare l'acqua, impastarlo con i tuorli d'uovo, il pecorino, il burro fuso e il parmigiano. Creare con le mani delle semisfere della grandezza approssimativa del palmo della mano. Farcire e chiudere con dell'altro riso fino a creare delle palline. Bagnarle in un composto denso precedentemente preparato con farina di grano tenero e acqua.
Passare le palline nella mollica fino a ricoprirle totalmente. Friggerle nell'olio per 10 minuti circa. Sono ottime calde ma possono essere servite anche fredde.
Per il ripieno: soffriggere la cipolla con olio d'oliva, aggiungere la carne, i piselli, la cipolla tritata e il sugo di pomodoro.
Una volta cotto, scolare il ragù in modo da separare il sugo dal resto del condimento che va usato per le arancine. Aggiungere la mozzarella tagliata a dadini nella quantità desiderata.
Cannoli INGREDIENTI per 4 persone:
200 gr. di farina 20 gr. di burro 20 gr. di zucchero 1 albume 2 cucchiai di vino Marsala secco olio per la frittura Per il ripieno
400 gr. di ricotta 200 gr. di zucchero a velo cioccolato fondente tagliato a pezzettini Sciogliere il burro e amalgamarlo con lo zucchero, la farina e il Marsala fino ad ottenere una pasta compatta. In una terrina, condire la ricotta con lo zucchero e le scaglie di cioccolato. Stendere la pasta, ritagliare dei dischi di circa 10 cm.
Per dare alla scorza la sua forma tipica, è necessario avvolgere i dischi negli appositi cannelli, di canna o di latta, precedentemente unti d'olio.
Per chiudere, pennellare il punto di congiunzione con l'albume. Friggere in olio abbondante fino a che non assumano il tipico colore dorato. Quando raffreddano, sfilare i cannelli e farcire con la ricotta.
Frutta Martorana INGREDIENTI per 4 persone:
500 gr. di mandorle pelate e tritate 1 kg di zucchero 200 gr. d'acqua Coloranti alimentari Schiacciare le mandorle nel mortaio fino a ridurle in poltiglia, aggiungere acqua e zucchero e amalgamare bene. Versare il composto in un tegame e cuocere a fuoco basso, mescolando, senza far bollire. Stendere il composto su una lastra di marmo per farlo raffreddare.
Lavorare con le mani piccole quantità del composto per dargli le forme preferite. Colorare con i colori alimentari.
Storia del Vino Marsala - Le origini
Storia del Vino Marsala - Le origini John Woodhouse 1768-1826 Posto al centro della fascia, comunemente indicata come cintura del sole, che si estende dal Portogallo alla Grecia, questo lembo di terra gode di un clima caldo e arido, solcato da venti africani e temperato dal mare, e perciò ideale per la coltivazione della vite.
Fin da quando qui si insediarono i primi abitanti, la vite davanti casa e il bicchiere di vino sulla tavola hanno accompagnato la loro vita quotidiana.
Ma la nascita del Marsala, così come lo conosciamo oggi, è il frutto di una particolare catena di eventi, dell'intuito di brillanti uomini d'affari e delle grandi potenzialità di un tesoro rimasto nascosto per secoli.
In principio, fu tutto merito degli inglesi.
L'incontro fra Marsala e l'Inghilterra fu del tutto casuale ma si dimostrò duraturo e intenso, tanto che, ancora oggi, le cantine di Buckingham Palace continuano a rifornirsi di vino Marsala.
John Woodhouse era un mercante di Liverpool impegnato nel commercio delle ceneri di soda che, nel 1773, navigava lungo le coste siciliane diretto a Mazara del Vallo.
Egli però non la raggiunse mai perchè una tempesta lo fermò poco prima, costringendolo ad una sosta imprevista nel porto di Marsala.
In una delle numerose osterie della città, gli fu offerto il miglior vino qui prodotto, quello che i contadini riservavano alle grandi occasioni: il perpetuum.
Woodhouse ne rimase affascinato e intuì che era perfetto per essere sorseggiato nei raffinati salotti inglesi, durante le lunghe chiacchierate pomeridiane.
Aggiunse al perpetuum un po' di acquavite da vino, per evitare che si alterasse durante il viaggio, e ne spedì 50 pipe a Liverpool con l'intenzione di testarne l'effetto.
Il vino, simile al Porto e al Madera, piacque molto agli inglesi e fece la fortuna dei Woodhause che cominciarono a investire sulla zona acquistando il vino dai contadini in miseria, costruendo propri stabilimenti e impiegando ingenti capitali per la costruzione del porto.
Nacque così il Marsala, quello che l'ammiraglio Nelson definiva “ degno della mensa di qualsiasi gentiluomo ” e con il quale riforniva la sua flotta.
Ovviamente il successo ottenuto dai Woodhause portò nell'antica Lylibeo molti altri imprenditori inglesi: Corlett, Wood, Payne, Hoppes.
Fra tutti, merita di essere ricordata l'attività di Benjamin Ingham che, a partire dal 1812 , insieme al nipote Joseph Whitaker, si prodigò per l'ammodernamento delle tecniche di produzione e per l'ampliamento delle esportazioni anche fuori dall'Europa.
Il Marsala si spinse così in Brasile, nell'America del nord e ancora oltre, fino all' Estremo Oriente e all' Australia.
Quella che fino ad allora era stata una modesta zona agricola si tramutò, in breve tempo, in un attivo centro industriale. Nel 1832, fra lo stabilimento dei Woodhause e quello degli Ingham si inserì il primo imprenditore italiano: Vincenzo Florio.
I Florio, ricca famiglia di industriali e armatori, non solo portarono il Marsala in ogni parte del mondo a bordo delle 99 navi della Compagnia Florio ma regalarono alla città un volto nuovo e un'impronta da borghesia illuminata.
Da allora le aziende vinicole a Marsala si sono moltiplicate.
Tra le più antiche aziende locali ricordiamo quella di Don Diego Rallo (1860), di Vito Curatolo Arini (1875) e la Carlo Pellegrno (1880). Nel 1900 se ne contavano circa 40. Molte di esse sono ancora in attività e delle altre rimangono le tracce negli edifici e nei bagli sparsi per la città.
Nel vecchio baglio CarloAlberto Anselmi ha attualmente sede il Museo Archeologico mentre gli stabilimenti dei Woodhouse, degli Ingham e dei Florio sono tutt'ora visibili percorrendo il lungomare Boeo, appena fuori dal centro storico.
vincenza maria cristina Genna
Official YouTube Gadget
foto varie.
meteo palermo bologna napoli e altre citta' d'italia.
Yahoo! Local Maps
Ghost
Facebook
un sondaggio al giorno.
Motore di ricerca alberghi
L’Oroscopo di Style.it
Live Television
film in programmazione nelle tue citta'.
rata mutuo scopri quale mutuo si avvicina alle tue possibilita'.
Nessun commento:
Posta un commento